Le avventure di Pinocchio (1946)
dal romanzo di Carlo Collodi
La storia del celebre burattino che voleva diventare
una marionetta del Teatro Colla
Ecco a voi lo spettacolo più storico, più famoso, più marionettistico del nostro teatro. Più di così!
Il celebre burattino, che nel nostro caso è una marionetta, ha un papà che si chiama Geppetto, litiga con un grillo parlante assai saccente, si fa imbrogliare dal Gatto e dalla Volpe, viene salvato dalla Fatina dai capelli turchini.
Alcuni personaggi sono in carne e ossa, altri sono fatti di legno.
Del libro originale abbiamo cambiato solo una cosa (ma che il signor Collodi non si arrabbi!): la fine, dove Pinocchio diventa un ragazzino per bene.
Noi ne abbiamo preparata un’altra, che è tutta una sorpresa.
Ovviamente a favore della nostra simpatica marionetta dal naso lungo.
Prima volta in scena
Lo spettacolo debutta a Firenze nel 1946 e inaugura il nuovo repertorio del teatro di marionette della famiglia Colla rivolto all'infanzia.
Note di regia
Le avventure di Pinocchio è lo spettacolo-mito della compagnia Colla, laddove per mito si intende la narrazione favolosa di eroi, relativa alle origini di un mondo e di un popolo; da subito simbolo e pretesto per grandi svolte, è l’opera che meglio rappresenta lo spirito di Gianni Colla (e dei suoi successori).
Per comprendere il significato, anche simbolico, di questo spettacolo, bisogna conoscere la nostra storia, dove quel “fare teatro” ideato da Gianni Colla negli anni Quaranta prosegue ancora oggi.
Occorre pertanto fare un breve passo indietro quando il teatro delle marionette non si rivolge ai bambini e ai ragazzi ma agli adulti. Gianni Colla – figlio d’arte di una famiglia di solide tradizioni marionettistiche – già negli anni Trenta nutre invece una posizione di rifiuto verso questa impostazione; avverte che il teatro delle marionette deve avere un destino diverso: deve diventare un teatro per bambine e bambini.
Con Le avventure di Pinocchio, dunque, gli allora “Fratelli Colla” — succeduti in compagnia al padre Giacomo all'indomani della fine della guerra — inaugurano una nuovo teatro di marionette e vedono il successo con rappresentazioni itineranti nelle principali piazze italiane fino al 1949, anno in cui la compagnia si insedia a Milano, presso Palazzo Litta, dando vita al “Teatro della Fiaba”.
Lo spettacolo gode di straordinario successo, tuttavia Gianni ravvede un errore fondamentale nel rappresentare Pinocchio con le sole marionette: bisogna introdurre in scena anche attrici e attori autentici e questo non per soddisfare la convenzione del verismo, ma per offrire allo spettatore la soluzione piĂą aderente alla struttura del testo, per mettere in evidenza tutta la magia fiabesca della poetica collodiana.
Così, nel 1961, Pinocchio segue Pluft, piccolo fantasma, nella linea di rottura con la tradizione squisitamente marionettistica, in un allestimento che vede Geppetto, Mastro Ciliegia, Mangiafuoco e la Fatina interpretati da attrici e attori accanto al popolo di legno.
Per Gianni Colla, nella prima edizione tutta marionettistica degli anni Quaranta, manca il tratto caratteristico atto a distinguere il piano della realtà da quello fiabesco che è la chiave di volta del mistero collodiano; il grande passo si compie pertanto mettendo in scena attrici, attori e marionette: un’avventura innovativa che non ha precedenti e costringe a una serie di cambiamenti anche tecnici.
Nello stesso anno la RAI riprende lo spettacolo e lo trasmette in tre puntate per la TV dei bambini (prima puntata il 5 ottobre 1961). Le registrazioni sono disponibili negli archivi RAI.
Le avventure di Pinocchio è oggi lo spettacolo – in assoluto – di maggior successo della compagnia Colla: dalla fine degli anni Ottanta è ripreso in ogni stagione milanese. E' stato in tournée in Italia ma anche nel mondo (Atene, Parigi, Rio de Janeiro).
Consideriamo Pinocchio la summa della nostra poetica ed esso racconta tutta la nostra storia artistica. Il testo, sceneggiato da Gianni Colla, conserva espressioni volutamente retoriche e deliziosi toscanismi, mentre la scenografia è volutamente simbolica: pochi elementi evocano i vari quadri perché ciò che portiamo in scena sono la potenza del movimento marionettistico (che qui trova la sua apoteosi) e la forza narrativa del testo di Collodi (raccontato e recitato pressoché fedelmente).
Il 2 gennaio 2015 debutta una nuova messa in scena dello spettacolo in cui le musiche originali di Aldo Amadi sono eseguite dal vivo dalla violinista Marta Pistocchi.
Dalla stagione 2021/2022 si torna, invece, alla messa in scena con musiche registrate.